venerdì 14 giugno 2013

LE BRIGANTESSE: LA PARTE COMBATTIVA DELLA DONNA


brigantesse dell'Appennino

fonte: Associazione Trekking Campania "OFFICINAE ITINERIS"  un sentito ringraziamento a Andrea Perciato


Nonostante le donne, nel corso dei secoli, abbiano cercato di intraprendere forti iniziative a sostegno dell'emancipazione sociale,  gli sforzi sono stati in tutti i modi occultati, nascosti e negati allo scopo di disconoscere la loro importanza  nel progresso che una società più sana dovrebbe riservare al ruolo della donna. Lo  studio di Vincenzo Cibelli,  ci presenta le brigantesse come figure forti, consapevoli, determinate  e combattive , mentre il potere esercitato da una cultura maschile preferisce  considerarle come  esseri irragionevoli e irresponsabili al fine di sottrarre il giusto ruolo che esse hanno avuto  nello sviluppo dell'emancipazione della società.
Stralci da uno studio di Vincenzo Cibelli - Università degli Studi di Salerno
" Le brigantesse erano le  donne che si trovavano per varie ragioni nelle bande brigantesche, erano vestite e armate  come gli altri briganti, cavalcavano come loro e insieme a loro partecipavano alle azioni di razzia o di guerriglia.
Se dissolviamo, col soccorso delle carte processuali conservate negli archivi, il mito delle amazzoni bellicose e crudeli, esperte nelle arti di guerra come  in quelle dell'amore, la realtà che appare è fatta sempre di contadine poverissime, a volte orfane o trovatelle…Quando venivano integrate nel gruppo, le donne abbandonavano il vestito di contadine e prendevano quello delle brigantesse: indossavano un abito maschile..venivano armate..si facevano tagliare quasi sempre i capelli..il cambio dei vestiti rispondeva a una esigenza di ordine pratico ..ma si caricava al tempo stesso di valenze simboliche non meno importanti: il vestimento maschile assimilava le poche donne al gruppo dei maschi…segnalava vistosamente il cambiamento di status, da contadina a soldatessa.
Il vestimento, dunque, somigliava a un travestimento, che conservava gli elementi fondamentali dei riti di passaggio .. travestite da uomini le donne potevano spiare i movimenti dei soldati senza essere individuate, e quindi assolvevano alle funzioni di spia, sentinella, vedetta...... “Vedi per la Madonna….…. come si passa davanti ai soldati senza farsi conoscere? “ Il mito dell'invisibilità del brigante, diffuso in tutte le tradizioni epiche di ispirazione brigantesca, trova in situazioni di questo tipo,  le sue radici reali.
Come una donna diventava brigantessa? Per gli storici influenzati dalla criminologia razzista di Lombroso non c'è dubbio : brigantesse si nasce.....si può anche pensare alle oscure potenzialità femminili, che esplodono in un momento in cui il sistema normativo entra in crisi e la vita diventa una avventura, qualcosa insomma che può essere riscritta. Il brigantaggio offri infatti alle donne opportunità che non avevano mai avuto, un ruolo nuovo, pericoloso ma affascinante, un complesso di attività nuove, che davano ad esse la percezione di essere indispensabili e possedere il potere .Quale era il ruolo della donna tra i briganti?
La condizione della donna tra i briganti poteva cambiare da banda a banda...........A volte le donne erano membri autonomi del gruppo, in condizione di assoluta parità con gli uomini; altre volte erano considerate “ beni ed effetti dei loro rispettivi padroni” .. le donne erano apprezzate per il contributo che esse davano al funzionamento della banda, per le loro abilità militari, specie se associate a capacità di direzione e a durezza, e anche per la bellezza e il fascino che esercitavano sugli uomini della banda e sui capi..
I compiti... erano prevalentemente militari: prendevano parte … alle operazioni di guerra ..camuffate .. studiavano i movimenti delle truppe.. la metamorfosi in brigantesse richiedeva alle contadine una dilatazione drastica del loro ruolo tradizionale. Una repentina acquisizione di nuove abilità e competenze... una ristrutturazione non solo del sapere, ma del loro  modo di stare al mondo. Fu la loro, un'avventura di pochissimi anni, a volte di pochi mesi, ma bastò per dimostrare le potenzialità che le donne erano capaci di maturare con una rapidità sorprendente, proprio in un momento in cui il progresso marciava contro di loro.
Le leggi punivano severamente il brigantaggio... non era facile dimostrare la partecipazione delle donne alle operazioni militari... anche quando era attestata..bisognava accertare se esse avessero agito liberamente...e anche in questo caso le decisioni erano a discrezione dei giudici.
Il risultato fu che le condanne inflitte ….alle brigantesse furono  al massimo tra i 10 e i 20 anni di lavori forzati: molto più miti di quelle inflitte ai briganti..  Perché i giudici, perfettamente consapevoli dei reati delle brigantesse, non vollero attribuire ad esse la responsabilità dei loro atti, ledendo il principio dell'universalità del diritto e dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge?
Quasi certamente i magistrati con le loro decisioni aspiravano, forse oscuramente, ad esorcizzare l'idea che l'esperienza del brigantaggio avesse dato alla donna una qualche forma di  emancipazione , capace di renderla consapevole di quello che faceva, di prendere decisioni autonome, pervenire a libere condivisioni. Vollero immaginare che le brigantesse, quando combattevano con accanimento, quando spiavano i movimenti del nemico, quando rifornivano i loro compagni, lo facessero nella più totale irresponsabilità. Forse la metamorfosi delle contadine povere in guerriere disorientò i giudici, al punto di violare il principio dell'universalità della legge. Se gli scienziati e gli scrittori lombrosiani cercavano di dimostrare che le brigantesse erano delinquenti per natura, i giudici le vollero vittime irresponsabili e stolte. Sono due facce della stessa medaglia, quella che sanciva l'inferiorità della donna. "





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