Chocovillage - Salone del cioccolato, organizzato dall'Associazione "Arte del Cioccolato" di Lanciano in collaborazione con Abruzzo Promozione Turismo, della Provincia di Chieti, del Comune di Lanciano e della Camera di Commercio della Provincia di Chieti, è organizzato ogni anno negli stupendi ambienti dell'Auditorium Diocleziano e negli angoli più caratteristici del centro storico cittadino. Oltre agli stand allestiti nell'Auditorium Diocleziano, si svolgono numerose iniziative collaterali. L'ingresso di solito è a pagamento ed è comprensivo di buoni-assaggio; biglietto ridotto per scolaresche, previa prenotazione. Di solito la manifestazione si svolge a fine ottobre. La IV edizione del Salone del Cioccolato si terrà il 29/30/31 ottobre e 1 novembre.Orario di apertura: 29 ottobre ore 17/21,00; gli altri giorni 10/21,00. Il programma dettagliato 2010 verrà pubblicato appena disponibile.
Per ulteriori informazioni :
Associazione L'Arte del Cioccolato Onlus - tel.0872 43064 - Fax 0872729079 - Comune tel.08727071
chocovillage.lanciano@gmail.com
http://www.chocovillagelanciano.it/
per imparare ad amare la nostra Terra clicca QUI Magia d'' Abruzzo se ne consiglia l'uso solo alle persone che credono nei valori della propria terra
mercoledì 20 ottobre 2010
mercoledì 13 ottobre 2010
Ove Italia Nacque
Abruzzo Terra dei Diritti
ROMA – Mercoledì 29 settembre 2010, alle 17, alla Camera dei Deputati – Palazzo Montecitorio – Sala della Regina è stato proiettato il documentario “Ove ITALIA nacque – Abruzzo terra dei Diritti”. Da un progetto di Francesco Di Nisio, presidente nazionale AIDOSP (Associazione Italiana Dottori in Scienze Politiche) l’Associazione Corfinium onlus ha promosso la divulgazione dei valori e degli ideali italici, fondamenti dell’identità nazionale. Il documentario è stato diretto e realizzato dalla giornalista e documentarista Elisa Maria Giannetto, grazie anche alla collaborazione di Carola Selvaggia Mura, che ha curato la fotografia e le riprese e di Mariantonietta Continenza per il montaggio e la grafica.
Nel 91 a.C., nel cuore dell’attuale Abruzzo, nacque ITALIA. Nel I secolo a.C., le popolazioni del’Italia centrale e meridionale, dopo aver rivendicato ripetutamente e invano il diritto alla cittadinanza, costituirono la Lega italica con capitale a Corfinio, ribattezzata Italia, e dichiararono guerra a Roma. Sono gli anni della guerra sociale (91-89 a.C.): uno scontro tra il toro dei confederati e la lupa romana che costò la vita a 300.000 guerrieri. Ma il loro sangue non fu versato invano: Roma, alla fine vincitrice, dovette prendere atto che solo con la concessione della cittadinanza, ossia dei diritti civili, politici e sociali poteva ampliare le proprie capacità per il benessere comune. Una storia, quella degli italici, che può rinvigorire il senso di appartenenza alla nazione e contribuire alla tutela dell’unità d’ITALIA. “E’ importante infatti – ha dichiarato Francesco Di Nisio, titolare del progetto – che gli italiani sappiano dove, come e quando è nata l’Italia socio-politica ma è altresì importante sapere che la guerra sociale del 91 a.C., intrapresa dalla Lega italica contro l’Urbe, non fu una guerra di secessione, bensì di inclusione sociale, per l’ottenimento della cittadinanza romana. In una visione più ampia, una guerra per la conquista dei diritti umani e della pari dignità. Grazie alla sensibilità del Presidente Fini che ha patrocinato il documentario – conclude Di Nisio – questa importante storia sarà conosciuta da tutti gli italiani e dalle future generazioni”. Una storia per tutti dunque ma soprattutto per i giovani affinché crescano con quei valori e quegli ideali che uniscono i popoli nella pace e nella libertà. “Non è stato facile rappresentare una storia così importante – ha affermato la regista Elisa Maria Giannetto – che tratta valori e ideali legati alla libertà, alla patria comune, all’unità nazionale, all’uguaglianza dei diritti, ma soprattutto che evidenzia come popoli diversi, accumunati dallo stesso obiettivo, siano riusciti a trasformare il corso della storia nonostante la sconfitta militare. Considerati gli effetti della «guerra sociale» – aggiunge Giannetto – che hanno mutato la storia dell’umanità, oggi si può parlare di “rivoluzione italica”, cioè una legittima ribellione per il riconoscimento del diritto di cittadinanza. L’obiettivo nobile – conclude Giannetto – era infatti quello di costituire uno Stato-Nazione rappresentativo per tutti i popoli italici e latini confederati. Questa era almeno l’aspirazione di Quinto Poppedio Silone. Un desiderio che diverrà realtà solo 2000 anni dopo”.
Parallela alla narrazione, affidata alle voci di Gianfranco Maria Guerra ed Eliana Guerra, è la musica ricca di emozioni e di tensioni ideali del noto compositore siciliano Michele Conti. Interprete principale Giulio Pampiglione, che per la prima volta nella storia ha dato un volto al valoroso condottiero marso, Quinto Poppedio Silone, vero protagonista della costituzione del primo Stato Nazione chiamato ITALIA. Hanno collaborato al progetto gli attori: Stefano Cataffo, nei panni di Marco Livio Druso, Leonardo Gambardella, seguace di Druso, Giovanni Carta, uomo della plebe; Marco Pancrazi, condottiero romano. Fondamentali i contributi accademici di: Pier Giorgio Monti, Direttore del Museo Fregellae di Ceprano; Domenico Silvestri, docente di glottologia all’Università Orientale di Napoli; Francesco Sabatini, Presidente onorario dell’Accademia della Crusca; Ezio Sciarra, docente all’Università D’Annunzio di Pescara; Alessandro Fallavollita, Ambasciatore e di Mario Segni, docente presso l’Università di Sassari.
L’Associazione Corfinium onlus, ritenendo che la conoscenza di questa storia debba essere patrimonio di tutta l’Umanità, ha voluto promuovere un evento celebrativo dedicato al “XXI centenario della nascita dell’ITALIA socio-politica” come atto propedeutico alla celebrazione del 150° dell’unità d’Italia.
fonte: http://www.oveitalianacque.it/
ROMA – Mercoledì 29 settembre 2010, alle 17, alla Camera dei Deputati – Palazzo Montecitorio – Sala della Regina è stato proiettato il documentario “Ove ITALIA nacque – Abruzzo terra dei Diritti”. Da un progetto di Francesco Di Nisio, presidente nazionale AIDOSP (Associazione Italiana Dottori in Scienze Politiche) l’Associazione Corfinium onlus ha promosso la divulgazione dei valori e degli ideali italici, fondamenti dell’identità nazionale. Il documentario è stato diretto e realizzato dalla giornalista e documentarista Elisa Maria Giannetto, grazie anche alla collaborazione di Carola Selvaggia Mura, che ha curato la fotografia e le riprese e di Mariantonietta Continenza per il montaggio e la grafica.
Nel 91 a.C., nel cuore dell’attuale Abruzzo, nacque ITALIA. Nel I secolo a.C., le popolazioni del’Italia centrale e meridionale, dopo aver rivendicato ripetutamente e invano il diritto alla cittadinanza, costituirono la Lega italica con capitale a Corfinio, ribattezzata Italia, e dichiararono guerra a Roma. Sono gli anni della guerra sociale (91-89 a.C.): uno scontro tra il toro dei confederati e la lupa romana che costò la vita a 300.000 guerrieri. Ma il loro sangue non fu versato invano: Roma, alla fine vincitrice, dovette prendere atto che solo con la concessione della cittadinanza, ossia dei diritti civili, politici e sociali poteva ampliare le proprie capacità per il benessere comune. Una storia, quella degli italici, che può rinvigorire il senso di appartenenza alla nazione e contribuire alla tutela dell’unità d’ITALIA. “E’ importante infatti – ha dichiarato Francesco Di Nisio, titolare del progetto – che gli italiani sappiano dove, come e quando è nata l’Italia socio-politica ma è altresì importante sapere che la guerra sociale del 91 a.C., intrapresa dalla Lega italica contro l’Urbe, non fu una guerra di secessione, bensì di inclusione sociale, per l’ottenimento della cittadinanza romana. In una visione più ampia, una guerra per la conquista dei diritti umani e della pari dignità. Grazie alla sensibilità del Presidente Fini che ha patrocinato il documentario – conclude Di Nisio – questa importante storia sarà conosciuta da tutti gli italiani e dalle future generazioni”. Una storia per tutti dunque ma soprattutto per i giovani affinché crescano con quei valori e quegli ideali che uniscono i popoli nella pace e nella libertà. “Non è stato facile rappresentare una storia così importante – ha affermato la regista Elisa Maria Giannetto – che tratta valori e ideali legati alla libertà, alla patria comune, all’unità nazionale, all’uguaglianza dei diritti, ma soprattutto che evidenzia come popoli diversi, accumunati dallo stesso obiettivo, siano riusciti a trasformare il corso della storia nonostante la sconfitta militare. Considerati gli effetti della «guerra sociale» – aggiunge Giannetto – che hanno mutato la storia dell’umanità, oggi si può parlare di “rivoluzione italica”, cioè una legittima ribellione per il riconoscimento del diritto di cittadinanza. L’obiettivo nobile – conclude Giannetto – era infatti quello di costituire uno Stato-Nazione rappresentativo per tutti i popoli italici e latini confederati. Questa era almeno l’aspirazione di Quinto Poppedio Silone. Un desiderio che diverrà realtà solo 2000 anni dopo”.
Parallela alla narrazione, affidata alle voci di Gianfranco Maria Guerra ed Eliana Guerra, è la musica ricca di emozioni e di tensioni ideali del noto compositore siciliano Michele Conti. Interprete principale Giulio Pampiglione, che per la prima volta nella storia ha dato un volto al valoroso condottiero marso, Quinto Poppedio Silone, vero protagonista della costituzione del primo Stato Nazione chiamato ITALIA. Hanno collaborato al progetto gli attori: Stefano Cataffo, nei panni di Marco Livio Druso, Leonardo Gambardella, seguace di Druso, Giovanni Carta, uomo della plebe; Marco Pancrazi, condottiero romano. Fondamentali i contributi accademici di: Pier Giorgio Monti, Direttore del Museo Fregellae di Ceprano; Domenico Silvestri, docente di glottologia all’Università Orientale di Napoli; Francesco Sabatini, Presidente onorario dell’Accademia della Crusca; Ezio Sciarra, docente all’Università D’Annunzio di Pescara; Alessandro Fallavollita, Ambasciatore e di Mario Segni, docente presso l’Università di Sassari.
L’Associazione Corfinium onlus, ritenendo che la conoscenza di questa storia debba essere patrimonio di tutta l’Umanità, ha voluto promuovere un evento celebrativo dedicato al “XXI centenario della nascita dell’ITALIA socio-politica” come atto propedeutico alla celebrazione del 150° dell’unità d’Italia.
fonte: http://www.oveitalianacque.it/
Abruzzo: I Popoli della Lega Italica
STORIA ANTICA
I PELIGNI
Sulla loro origine sono state formulate ipotesi contrastanti: secondo alcuni provenivano dall'Illiria; altri (tra i quali Ovidio) li collegano alle migrazioni sabine effettuate mediante la pratica rituale del "Ver Sacrum" ("Primavera Sacra").
La seconda ipotesi è la più accreditata, sia per la lingua sabellica delle iscrizioni ritrovate, sia per il culto di Ercole Curino ( o Quirino), testimoniato dal Santuario del Morrone e da quello recentemente venuto alla luce (1994) in località S. Ippolito, nei quali sono state rinvenute statuette bronzee raffiguranti la divinità.
Può anche darsi che ad una immigrazione illirica sia seguita un'espansione sabina, pertanto ambedue le ipotesi sono da considerare attendibili.
Plinio parla di "Pelignorum Corfinienses, Superaequani et Sulmonenses", pertanto, il territorio era suddiviso in tre parti, dominate dalle tre città di Corfinium, Superaequum e Sulmo[1].
Nel 308 a.C., Peligni e Marsi vennero a conflitto con i Romani, che li sconfissero nel 304[2]. da allora divennero alleati di Roma e nel suo esercito combatterono contro Pirro, contro i galli, contro Annibale e in altre guerre.
Nel 91 a.C. Corfinium fu scelta come capitale degli Italici, ribattezzata "Italia" e dotata di strutture analoghe a quelle di Roma, quali la Curia, sede del Senato Italico, ed il Foro, dove si svolgevano le manifestazioni politiche, giudiziarie e commerciali.
Si coniarono anche monete d'argento. La più rappresentativa è quella che si contrapponeva al "denarius" romano: essa reca, nel diritto, una testa femminile coronata d'alloro, con la scritta "ITALIA" e, nel rovescio, otto guerrieri, schierati in due righe, che si fronteggiano con le spade rivolte verso il basso, nell'atto di giurare fedeltà alla Lega Italica; al centro un nono uomo nell'atto di raccogliere e sancire il giuramento.
Corfinium restò capitale fino alla primavera dell'anno 89, quando, sotto la minaccia dell'avanzata romana, il governo italico fu trasferito a Bovianum[3], nel Sannio.
Il trenta aprile di quell'anno, Corfinium fu occupata dalle legioni di Cneo Pompeo Strabone.
Al termine della Guerra Sociale, ai Peligni, decimati dalla guerra, fu infine riconosciuta la "civitas romana", in applicazione della Legge Plautia-Papiria. Insieme ai Marsi, essi vennero asegnati alla tribù "Sergia".
I MARSI
Erano gente sabellica e abitavano la regione detta ancora oggi "Marsica", intorno al Lago Fucino.
Le loro città principali erano Marruvium, Cerfennia, Lucus Angitiae, Transaquas [4].
Popolo di coraggiosi guerrieri, tanto che si diceva non potersi celebrare un trionfo "né contro i Marsi, né senza i Marsi". vantavano la particolare virtù, conferita loro dalla dea Angitia, onorata anche presso i Peligni, di saper domare i serpenti più pericolosi e di essere immuni da qualsiasi veleno. Fra i documenti di questa singolare capacità vi è un frammento poetico di Lucilio: "Si spaccherà in due, dopo aver gonfiato tutte le vene, così come un marso fa scoppiare i serpenti col canto".
Nella prima guerra sannitica e all'inizio della seconda i Marsi si mantennero neutrali, ma nel 308 parteciparono alla sollevazione delle altre tribù sabelliche contro Roma, alla quale si ribellarono nuovamente circa dieci anni dopo, quando fu istituita una colonia latina a Carseoli[5], ma furono ancora sconfitti.
Parteciparono nelle fila romane a molte battaglie, fra cui quella di Canne[6].
Furono i primi propugnatori della Lega Italica, sotto la guida di Quinto Popedio Silone e gli unici a consegnare una formale dichiarazione di guerra ai Romani nel 91. Per tale motivo la guerra che ne seguì fu detta "Sociale" o "Marsica".
Dopo la Guerra Sociale, vennero assegnati, insieme ai Peligni, alla tribù "Sergia".
I SANNITI
Originati da una migrazione sabina del secondo millennio a.C. (il termine latino "Samnium" sarebbe la forma sincopata di "Sabinum"), occupavano il territorio comprendente le alte valli del Sangro, del Volturno, del Tiferno e del Trigno (Abruzzo meridionale, Molise e campania orientale) e l'Irpinia. Si tratta, quindi di un insieme di popoli (Pentri, Caraceni, Irpini, Caudini, Campani ed altri), tutti di lingua osca, che assunsero un'unità politica allorché formarono la "Lega Sannitica" (V sec.) per contrastare le ambizioni espansionistiche della "Lega Latina" egemonizzata da Roma.
Le loro città principali furono: Bovianum, che fu capitale della Lega Italica dopo Corfinium; Aesernia, poi divenuta colonia romana (272) e, durante la Guerra Sociale, terza capitale italica; Saepinum; Tereventum; Aufidena; Bovianum Vetus; Abellinum; Beneventum[7].
Nel VI sec., i Sanniti occuparono la Pianura Campana e si impadronirono di Capua, Nuceria Alfaterna, Pomperi[8].
Nel VI e V sec., la popolazione sannita degli Irpini si spinse fino all'estremità della Penisola (Calabria) ed assunse il nome del popolo che l'abitava (Bruzi).
Tra la metà del IV sec. e l'inizio del III, i Sanniti si scontrarono con i Romani per il possesso della Valle del Liri e contro di essi combatterono tre guerre , dette "Sannitiche"dalle quali uscirono sconfitti, ma non senza dare molto filo da torcere, come dimostra il memorabile episodio delle "Forche caudine" (321). Al termine di una quarta guerra, detta "Tarantina" (272), i Sanniti dovettero accettare la condizione di Socii di Roma.
Dopo la Guerra Sociale, che li vide fra i più irriducibili combattenti, i Sanniti furono assorbiti definitivamente da Roma e compresi nella tribù "Voltinia".
I FRENTANI
Di lingua osca, appartenevano al gruppo etnico sannita ed abitavano i bacini dei fiumi Frento (Fortore), Tifernus (Biferno) e Sangro.
I loro centri principali erano Ortona e Histonium, sulla costa, e Larinum e Anxanum[9], nell'interno.
Combatterono contro i Romani nelle guerre sannitiche, ma già dopo la sconfitta romana di Caudium[10] assunsero un atteggiamento amichevole verso Roma, nel cui esercito combatterono contro Pirro, contro i galli e contro Annibale.
A conclusione della Guerra Sociale, durante la quale furono guidati dal pretore Caio Pontidio, furono iscritti nelle tribù romane "Arnense" e "Clustumina".
I MARRUCINI
Erano di stirpe sabellica e vivevano lungo la riva des
tra dell'Aterno inferiore, tra l'Appennino, l'Adriatico e il territorio frentano.
La loro città principale era Teàte[11].
Non parteciparono alla prima Guerra Sannitica, ma nel 308 sostennero i Marsi, di cui erano, molto probabilmente, una diretta diramazione, contro i Romani.
Furono sottomessi da Roma alla fina della seconda Guerra Sannitica e le rimasero fedeli durante la seconda Guerra Punica.
Nella Guerra Sociale erano guidati dal pretore Herio Asinio e furono definitivamente sconfitti nell'anno 89 da Servio Sulpicio, pretore di Pompeo.
Ottenuta la cittadinanza romana, i Marrucini furono inclusi nella tribù "Arnense".
I VESTINI
Altra popolazione di lingua sabellica, avevano preso il nome dal culto per la dea Vesta. Occupavano la regione tra il Mons Fiscellus (Gran Sasso), la riva sinistra del basso Aterno e l'Adriatico .
Lo storico Silio Italico vanta la fertilità dei pascoli di Aufinum, Aveia, Pinna[12], che era la loro capitale, divenne colonia romana durante la seconda Guerra Sannitica (quando i Vestini furono l'unica popolazione sabellica a rifiutare agli eserciti romani diretti contro i Sanniti il passaggio nel loro territorio) e fu occupata dagli Italici all'inizio della Guerra Sociale.
Marziale celebra il formaggio vestino. Quindi, i Vestini dei territori montani erano dediti alla pastorizia, mentre sull'altopiano e verso il mare fioriva l'agricoltura.
Altre città importanti di questo popolo erano Peltuinum e Ostia Aterni[13].
Furono sottomessi dai Romani nel 302.
Nella Guerra Sociale, guidati dal pretore Tito Lafrenio, restarono in lotta fino ai primi mesi dell'anno 89, quando furono sottomessi da Pompeo Strabone.
I PICENI
Parlavano una lingua non assimilabile all'osca né alla sabellica ed occupavano la regione tra l'Appennino e l'Adriatico limitata a Nord dal fiume Esino e a Sud dal fiume Truentus (Tronto), ma inglobarono anche il territorio dei Praetutii, che dal Tronto si estendeva fino al Gran Sasso.
Il loro capoluogo era Asculum. Altri centri importanti: Auxinum, Cingulum, Firmum Picenum, Cupra Maritima, Castrum Truentinum); e le pretuzie: Interamnia Praetutiorum , Castrum Novum , Hatria .
Dall'inizio del III secolo a.C. i Piceni furono legati ai Romani da un trattato di alleanza, ma nel 269 vollero rifiutare quella condizione di sudditanza e si ribellarono a Roma (Guerra Picentina), che li sconfisse e sottomise nuovamente e si approriò del loro territorio, lasciando l'indipendenza soltanto al loro capoluogo.
Fu proprio ad Asculum che, nell'autunno del 91, divampò la rivolta che innescò lo scoppio della Guerra Sociale, durante la quale i Piceni furono capitanati dal pretore Caio Judacilio.
Dopo un lunghissimo assedio, patirono una crudele punizione ad opera del sanguinario console Cneo Pompeo Strabone.
Con il riconoscimento della civitas romana, furono inseriti nella tribù "Velina".
GLI APULI
Agli inizi del V secolo a.C., l'espansione delle genti osco-umbre raggiunse il territorio a Nord-Ovest del Gargano, intorno al basso cosro del Fortore e al Lago di Lesina, e sottomise i gruppi Iapigi che l'abitavano. In seguito si diffusero nel resto della Puglia settentrionale e poi in quella centrale.
Nacque così la popolazione degli Apuli, che aveva i centri principali in Teanum Apulum, Luceria, Ausculum, Sipontum, Aecae, Vibinum, Canusium, Barium, Cannae, Venusia [14].
I LUCANI
Di provenienza osco-sabellica, si stabilirono fin dall'inizio dell'età del ferro nelle regioni interne della Basilicata , nelle alte valli del Bradano e del Basento).
A partire dai secoli VI e V a.C., iniziarono ad espandersi dai monti verso le pianure costiere. Si spinsero a Sud fino alle terre dei Bruzi (Calabria); ad Ovest occuparono il Cilento e giunsero a minacciare le città greche costiere, le quali, guidate da Taranto, si allearono contro i Lucani, che però ebbero la meglio e riuscirono a conquistare Eraclea (di Lucania -TA) e Metaponto (TA).
Nel periodo d massima potenza, la Lucania si estendeva dai monti del Vulture alla costa tirrenica e a quella ionica ed aveva per capoluogo Grumentum[15].
Dapprima alleati con Roma contro i Sanniti, i Lucani tentarono poi di arrestare l'espansione romana oltre l'Ofanto e il Sele e parteciparono ad una lega antiromana appoggiata da Pirro, re dell'Epiro, insieme a Sanniti, Bruzi e Tarantini. La guerra si concluse nel 272 a.C. con l'affermazione della supremazia romana.
Si ribellarono di nuovo a Roma in occasione della guerra annibalica, ma di nuovo dovettero capitolare.
Nella Guerra Sociale, guidati dal pretore Marco Lamponio, i Lucani, insieme ai Sanniti, furono gli ultimi a rimanere in lotta contro Roma.
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[1] Corfinio, Castelvecchio Subequo e Sulmona (L'Aquila).
[2] Questa e tutte le date successive si intendono a.C. (Avanti Cristo)
[3] Bojano (Campobasso).
[4] S.Benedetto dei Marsi, Collarmele, Luco dei Marsi, Trasacco (L'Aquila).
[5] Carsòli (L'Aquila).
[6] 163 a. C.
[7] Bojano (CB), Isernia, Sepino (CB), Trivento (CB), Alfedena (AQ), Pietrabbondante (CB), Avellino, Benevento.
[8] Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Nocera Inferiore (Salerno), Pompei (Napoli).
[9] Ortona (CH), Vasto (CH), Larino (CB), Lanciano (CH).
[10] Montesarchio (Benevento), 321 a.C.
[11] Chieti.
[12] Ofena (AQ), Fossa (AQ), Penne (PE).
[13] Ansidonia (AQ) e Foce dell'Aterno, dove sorge l'odierna Pescara.
[14] S.Paolo di Civitate, Lucera, Ascoli Satriano, Siponto, Troia, Bovino (FG), Canosa di Puglia, Bari, Canne della Battaglia, Venosa (BA).
[15] Grumento Nova (Potenza).
I PELIGNI
Sulla loro origine sono state formulate ipotesi contrastanti: secondo alcuni provenivano dall'Illiria; altri (tra i quali Ovidio) li collegano alle migrazioni sabine effettuate mediante la pratica rituale del "Ver Sacrum" ("Primavera Sacra").
La seconda ipotesi è la più accreditata, sia per la lingua sabellica delle iscrizioni ritrovate, sia per il culto di Ercole Curino ( o Quirino), testimoniato dal Santuario del Morrone e da quello recentemente venuto alla luce (1994) in località S. Ippolito, nei quali sono state rinvenute statuette bronzee raffiguranti la divinità.
Può anche darsi che ad una immigrazione illirica sia seguita un'espansione sabina, pertanto ambedue le ipotesi sono da considerare attendibili.
Plinio parla di "Pelignorum Corfinienses, Superaequani et Sulmonenses", pertanto, il territorio era suddiviso in tre parti, dominate dalle tre città di Corfinium, Superaequum e Sulmo[1].
Nel 308 a.C., Peligni e Marsi vennero a conflitto con i Romani, che li sconfissero nel 304[2]. da allora divennero alleati di Roma e nel suo esercito combatterono contro Pirro, contro i galli, contro Annibale e in altre guerre.
Nel 91 a.C. Corfinium fu scelta come capitale degli Italici, ribattezzata "Italia" e dotata di strutture analoghe a quelle di Roma, quali la Curia, sede del Senato Italico, ed il Foro, dove si svolgevano le manifestazioni politiche, giudiziarie e commerciali.
Si coniarono anche monete d'argento. La più rappresentativa è quella che si contrapponeva al "denarius" romano: essa reca, nel diritto, una testa femminile coronata d'alloro, con la scritta "ITALIA" e, nel rovescio, otto guerrieri, schierati in due righe, che si fronteggiano con le spade rivolte verso il basso, nell'atto di giurare fedeltà alla Lega Italica; al centro un nono uomo nell'atto di raccogliere e sancire il giuramento.
Corfinium restò capitale fino alla primavera dell'anno 89, quando, sotto la minaccia dell'avanzata romana, il governo italico fu trasferito a Bovianum[3], nel Sannio.
Il trenta aprile di quell'anno, Corfinium fu occupata dalle legioni di Cneo Pompeo Strabone.
Al termine della Guerra Sociale, ai Peligni, decimati dalla guerra, fu infine riconosciuta la "civitas romana", in applicazione della Legge Plautia-Papiria. Insieme ai Marsi, essi vennero asegnati alla tribù "Sergia".
I MARSI
Erano gente sabellica e abitavano la regione detta ancora oggi "Marsica", intorno al Lago Fucino.
Le loro città principali erano Marruvium, Cerfennia, Lucus Angitiae, Transaquas [4].
Popolo di coraggiosi guerrieri, tanto che si diceva non potersi celebrare un trionfo "né contro i Marsi, né senza i Marsi". vantavano la particolare virtù, conferita loro dalla dea Angitia, onorata anche presso i Peligni, di saper domare i serpenti più pericolosi e di essere immuni da qualsiasi veleno. Fra i documenti di questa singolare capacità vi è un frammento poetico di Lucilio: "Si spaccherà in due, dopo aver gonfiato tutte le vene, così come un marso fa scoppiare i serpenti col canto".
Nella prima guerra sannitica e all'inizio della seconda i Marsi si mantennero neutrali, ma nel 308 parteciparono alla sollevazione delle altre tribù sabelliche contro Roma, alla quale si ribellarono nuovamente circa dieci anni dopo, quando fu istituita una colonia latina a Carseoli[5], ma furono ancora sconfitti.
Parteciparono nelle fila romane a molte battaglie, fra cui quella di Canne[6].
Furono i primi propugnatori della Lega Italica, sotto la guida di Quinto Popedio Silone e gli unici a consegnare una formale dichiarazione di guerra ai Romani nel 91. Per tale motivo la guerra che ne seguì fu detta "Sociale" o "Marsica".
Dopo la Guerra Sociale, vennero assegnati, insieme ai Peligni, alla tribù "Sergia".
I SANNITI
Originati da una migrazione sabina del secondo millennio a.C. (il termine latino "Samnium" sarebbe la forma sincopata di "Sabinum"), occupavano il territorio comprendente le alte valli del Sangro, del Volturno, del Tiferno e del Trigno (Abruzzo meridionale, Molise e campania orientale) e l'Irpinia. Si tratta, quindi di un insieme di popoli (Pentri, Caraceni, Irpini, Caudini, Campani ed altri), tutti di lingua osca, che assunsero un'unità politica allorché formarono la "Lega Sannitica" (V sec.) per contrastare le ambizioni espansionistiche della "Lega Latina" egemonizzata da Roma.
Le loro città principali furono: Bovianum, che fu capitale della Lega Italica dopo Corfinium; Aesernia, poi divenuta colonia romana (272) e, durante la Guerra Sociale, terza capitale italica; Saepinum; Tereventum; Aufidena; Bovianum Vetus; Abellinum; Beneventum[7].
Nel VI sec., i Sanniti occuparono la Pianura Campana e si impadronirono di Capua, Nuceria Alfaterna, Pomperi[8].
Nel VI e V sec., la popolazione sannita degli Irpini si spinse fino all'estremità della Penisola (Calabria) ed assunse il nome del popolo che l'abitava (Bruzi).
Tra la metà del IV sec. e l'inizio del III, i Sanniti si scontrarono con i Romani per il possesso della Valle del Liri e contro di essi combatterono tre guerre , dette "Sannitiche"dalle quali uscirono sconfitti, ma non senza dare molto filo da torcere, come dimostra il memorabile episodio delle "Forche caudine" (321). Al termine di una quarta guerra, detta "Tarantina" (272), i Sanniti dovettero accettare la condizione di Socii di Roma.
Dopo la Guerra Sociale, che li vide fra i più irriducibili combattenti, i Sanniti furono assorbiti definitivamente da Roma e compresi nella tribù "Voltinia".
I FRENTANI
Di lingua osca, appartenevano al gruppo etnico sannita ed abitavano i bacini dei fiumi Frento (Fortore), Tifernus (Biferno) e Sangro.
I loro centri principali erano Ortona e Histonium, sulla costa, e Larinum e Anxanum[9], nell'interno.
Combatterono contro i Romani nelle guerre sannitiche, ma già dopo la sconfitta romana di Caudium[10] assunsero un atteggiamento amichevole verso Roma, nel cui esercito combatterono contro Pirro, contro i galli e contro Annibale.
A conclusione della Guerra Sociale, durante la quale furono guidati dal pretore Caio Pontidio, furono iscritti nelle tribù romane "Arnense" e "Clustumina".
I MARRUCINI
Erano di stirpe sabellica e vivevano lungo la riva des
tra dell'Aterno inferiore, tra l'Appennino, l'Adriatico e il territorio frentano.
La loro città principale era Teàte[11].
Non parteciparono alla prima Guerra Sannitica, ma nel 308 sostennero i Marsi, di cui erano, molto probabilmente, una diretta diramazione, contro i Romani.
Furono sottomessi da Roma alla fina della seconda Guerra Sannitica e le rimasero fedeli durante la seconda Guerra Punica.
Nella Guerra Sociale erano guidati dal pretore Herio Asinio e furono definitivamente sconfitti nell'anno 89 da Servio Sulpicio, pretore di Pompeo.
Ottenuta la cittadinanza romana, i Marrucini furono inclusi nella tribù "Arnense".
I VESTINI
Altra popolazione di lingua sabellica, avevano preso il nome dal culto per la dea Vesta. Occupavano la regione tra il Mons Fiscellus (Gran Sasso), la riva sinistra del basso Aterno e l'Adriatico .
Lo storico Silio Italico vanta la fertilità dei pascoli di Aufinum, Aveia, Pinna[12], che era la loro capitale, divenne colonia romana durante la seconda Guerra Sannitica (quando i Vestini furono l'unica popolazione sabellica a rifiutare agli eserciti romani diretti contro i Sanniti il passaggio nel loro territorio) e fu occupata dagli Italici all'inizio della Guerra Sociale.
Marziale celebra il formaggio vestino. Quindi, i Vestini dei territori montani erano dediti alla pastorizia, mentre sull'altopiano e verso il mare fioriva l'agricoltura.
Altre città importanti di questo popolo erano Peltuinum e Ostia Aterni[13].
Furono sottomessi dai Romani nel 302.
Nella Guerra Sociale, guidati dal pretore Tito Lafrenio, restarono in lotta fino ai primi mesi dell'anno 89, quando furono sottomessi da Pompeo Strabone.
I PICENI
Parlavano una lingua non assimilabile all'osca né alla sabellica ed occupavano la regione tra l'Appennino e l'Adriatico limitata a Nord dal fiume Esino e a Sud dal fiume Truentus (Tronto), ma inglobarono anche il territorio dei Praetutii, che dal Tronto si estendeva fino al Gran Sasso.
Il loro capoluogo era Asculum. Altri centri importanti: Auxinum, Cingulum, Firmum Picenum, Cupra Maritima, Castrum Truentinum); e le pretuzie: Interamnia Praetutiorum , Castrum Novum , Hatria .
Dall'inizio del III secolo a.C. i Piceni furono legati ai Romani da un trattato di alleanza, ma nel 269 vollero rifiutare quella condizione di sudditanza e si ribellarono a Roma (Guerra Picentina), che li sconfisse e sottomise nuovamente e si approriò del loro territorio, lasciando l'indipendenza soltanto al loro capoluogo.
Fu proprio ad Asculum che, nell'autunno del 91, divampò la rivolta che innescò lo scoppio della Guerra Sociale, durante la quale i Piceni furono capitanati dal pretore Caio Judacilio.
Dopo un lunghissimo assedio, patirono una crudele punizione ad opera del sanguinario console Cneo Pompeo Strabone.
Con il riconoscimento della civitas romana, furono inseriti nella tribù "Velina".
GLI APULI
Agli inizi del V secolo a.C., l'espansione delle genti osco-umbre raggiunse il territorio a Nord-Ovest del Gargano, intorno al basso cosro del Fortore e al Lago di Lesina, e sottomise i gruppi Iapigi che l'abitavano. In seguito si diffusero nel resto della Puglia settentrionale e poi in quella centrale.
Nacque così la popolazione degli Apuli, che aveva i centri principali in Teanum Apulum, Luceria, Ausculum, Sipontum, Aecae, Vibinum, Canusium, Barium, Cannae, Venusia [14].
I LUCANI
Di provenienza osco-sabellica, si stabilirono fin dall'inizio dell'età del ferro nelle regioni interne della Basilicata , nelle alte valli del Bradano e del Basento).
A partire dai secoli VI e V a.C., iniziarono ad espandersi dai monti verso le pianure costiere. Si spinsero a Sud fino alle terre dei Bruzi (Calabria); ad Ovest occuparono il Cilento e giunsero a minacciare le città greche costiere, le quali, guidate da Taranto, si allearono contro i Lucani, che però ebbero la meglio e riuscirono a conquistare Eraclea (di Lucania -TA) e Metaponto (TA).
Nel periodo d massima potenza, la Lucania si estendeva dai monti del Vulture alla costa tirrenica e a quella ionica ed aveva per capoluogo Grumentum[15].
Dapprima alleati con Roma contro i Sanniti, i Lucani tentarono poi di arrestare l'espansione romana oltre l'Ofanto e il Sele e parteciparono ad una lega antiromana appoggiata da Pirro, re dell'Epiro, insieme a Sanniti, Bruzi e Tarantini. La guerra si concluse nel 272 a.C. con l'affermazione della supremazia romana.
Si ribellarono di nuovo a Roma in occasione della guerra annibalica, ma di nuovo dovettero capitolare.
Nella Guerra Sociale, guidati dal pretore Marco Lamponio, i Lucani, insieme ai Sanniti, furono gli ultimi a rimanere in lotta contro Roma.
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[1] Corfinio, Castelvecchio Subequo e Sulmona (L'Aquila).
[2] Questa e tutte le date successive si intendono a.C. (Avanti Cristo)
[3] Bojano (Campobasso).
[4] S.Benedetto dei Marsi, Collarmele, Luco dei Marsi, Trasacco (L'Aquila).
[5] Carsòli (L'Aquila).
[6] 163 a. C.
[7] Bojano (CB), Isernia, Sepino (CB), Trivento (CB), Alfedena (AQ), Pietrabbondante (CB), Avellino, Benevento.
[8] Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Nocera Inferiore (Salerno), Pompei (Napoli).
[9] Ortona (CH), Vasto (CH), Larino (CB), Lanciano (CH).
[10] Montesarchio (Benevento), 321 a.C.
[11] Chieti.
[12] Ofena (AQ), Fossa (AQ), Penne (PE).
[13] Ansidonia (AQ) e Foce dell'Aterno, dove sorge l'odierna Pescara.
[14] S.Paolo di Civitate, Lucera, Ascoli Satriano, Siponto, Troia, Bovino (FG), Canosa di Puglia, Bari, Canne della Battaglia, Venosa (BA).
[15] Grumento Nova (Potenza).
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