lunedì 24 ottobre 2011

La Brigantesse in Abruzzo










Le temibili Signore della macchia. Tra i briganti ci fu posto anche per le donne: alcune erano madri, mogli o amanti di briganti, ma molte altre erano brigantesse

La fama dei briganti ancora oggi caratterizza, nell’immaginario collettivo, i territori montuosi ed impervi dell’Abruzzo, per secoli ideale nascondiglio delle bande dei fuorilegge. Ma non a tutti è noto che il brigantaggio post unitario conta la presenza di un cospicuo numero di donne. Molte furono semplicemente madri, mogli o amanti dei briganti, ma tante furono vere e propri brigantesse.
 I documenti del tempo narrano le vicende, o più spesso l’epilogo delle vicende di figure come Angela Maria, madre del brigante Sottocarrao di Thurimparte che nel 1864 fu arrestata con l’ inputazione di “manutengoismo» per avere somministrato viveri ed altro al brigantaggio. Si perché loro spesso vivendo nei paesi e facevano da tramite per i loro coniugi costretti a nascondersi tra le montagne. Appartenevano ad un ceto sociale delle plebi rurali, donne molto innamorate dei propri uomini, pronte a rinunciare  ad una vita tranquilla, pur di seguire o di agevolare il loro compagno. Erano consapevoli di non avere scampo, eppure di fronte ad azioni pericolose non si tiravano mai in dietro. Erano le confidenti più sicure, le messaggeri più fidate.

 Indossavano spesso abiti maschili, per entrare in un nuovo ruolo, un ruolo tutto maschile che però non le privava della loro femminilità. Nascondevano i lunghi capelli sotto il cappello a falda larga ed indossavano anche orecchini d’oro. La maggior parte delle volte capitava che, solo dopo averle catturate, ci si accorgeva del loro sesso e allora si adottava il criterio di commutare l’ergastolo in 15 anni di lavori forzati: fu il caso di Maria Capitanio, Gioconda Marini e Chiara Nardi. Spesso ebbero anche ruoli di primo piano, combattendo o comandando piccoli nuclei briganteschi: fu il caso della bella Michelina De Cesare che fu alla guida di un drappello del brigante Francesco Guerra di cui era l’amante pronte a combattere contro l’esercito piemontese che imperversava nell’Abruzzo e nel Lazio. Le loro tracce sulle montagne dell’Abruzzo si sono ormai perse, sebbene la loro memoria continui a vivere nei documenti e nelle foto conservate presso gli archivi della regione o ancora di più nei racconti e nelle vecchie storie di briganti e brigantesse.  





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