sabato 8 gennaio 2011

IL BRIGANTAGGIO in ABRUZZO

http://www.ibrigantidellamajella.it/1/il_brigantaggio_1799014.html

Il brigantaggio


Il fenomeno del brigantaggio nasce in Abruzzo fin dal 1500, con le imprese di Marco Sciarra. La Majella, con le sue grotte, fitte faggete, valloni e precipizi, è stata al centro degli episodi più noti. L'epoca di massima espansione del fenomeno si ebbe subito dopo la conquista, da parte dei Piemontesi guidati da Garibaldi, delle regioni del Regno di Napoli, ossia fra il 1860 e il 1870, quando, dopo l'iniziale entusiasmo, iniziarono ad emergere i primi malcontenti. I Borboni avevano infatti dominato per secoli imponendo uno stato protezionistico e assolutistico e molto legato al clero.
I Piemontesi introdussero invece leva obbligatoria, leggi anticlericali, libero commercio ma anche nuove tasse.

In Abruzzo la radice politica sembra esclusa in quanto si trattò soprattutto di un fenomeno malavitoso, derivato comunque dal malcontento dei contadini che vivevano da secoli nell'indigenza e nell'ignoranza. Già nel 1863 si erano costituite una decina di bande, armate di schioppi, revolver e stili, organizzate come veri e propri reparti militari (ogni componente aveva un segno distintivo in funzione del ruolo e del grado gerarchico).

Le prime notizie di brigantaggio a Sulmona risalgono al 1860: protagonisti principali furono i fratelli Felice e Giuseppe Marinucci e Antonio La Vella, alias Scipione, ex soldato dell'esercito borbonico.

La banda Marinucci-La Vella, detta anche dei Sulmontini, operò isolatamente nella Valle Peligna, fino al Bosco di Sant'Antonio e Pescocostanzo, ma non superò mai i 30 elementi. Si rese famosa per alcuni omicidi e innumerevoli furti.

La Vella fu catturato quasi subito, nell'ottobre del 1861. Felice rimase ucciso in un conflitto a fuoco nel 1862 e venne esposto sulla scalera dell'Annunziata con un cartello sulle gambe, a monito per i briganti locali. Giuseppe si costituì dopo una breve fuga e fu condannato a vent'anni di carcere. Tutti i componenti della banda furono processati e condannati nell'ottobre del 1863.

Molto attiva fu anche la Banda degli Introdacquesi, che ebbe come rifugio ideale i fitti boschi del monte Plaia, nonché le montagne fra Introdacqua, Scanno e Frattura. I capi storici furono Giuseppe Tamburrini, alias Colaizzo, Concezio Ventresca, alias Liborio, Pasquale Fontanarosa e Pasquale Del Monaco. Si resero protagonisti di estorsioni di denaro, pecore e asini, minacce, omicidi e sequestri di persona per un totale di più ben 61 reati (come risultò poi nel processo del gennaio del 1868).

A Pacentro fu molto attiva la banda capeggiata da Pasquale Mancini, alias il Mercante, diventato brigante dopo essere evaso dal carcere nei primi mesi del 1861.
Alla sua morte Giovanni Di Sciascio, alias Morletta, di Guardiagrele, assunse il comando della banda, chiamata poi Banda della Majella: la compagnia di briganti più organizzata e tristemente famosa dell'intero Abruzzo.
Si avvicendarono al comando vari briganti tra cui Domenico Di Sciascio, fratello di Giovanni, Salvatore Scenna, di Orsogna, e Nicola Marino, alias Occhi di uccello originario di Roccamorice.

La banda fu protagonista di numerosi saccheggi nei paesi di Pretoro, Pennapiedimonte, Caramanico, Salle, Guardiagrele, Palena e Tocco da Casauria (nel 1866). Altro componente della banda fu Angelo Camillo Colafella che l'11 gennaio del 1861 invase San Valentino, liberando dal carcere locale una quarantina di detenuti. Domenico Di Sciascio si unì successivamente a Domenico Valerio, alias Cannone, considerato il più famigerato dei briganti. La banda, con i suoi numerosi componenti, rimase attiva fino al 1868.

Infine, tra le bande più temibili e longeve (si sciolse solo nel 1871), può essere annoverata quella capeggiata da Croce di Tola, alias Crocitto, pastore di Roccaraso. Fu protagonista di numerosi misfatti ma in particolare era un abile autore di biglietti di ricatto (che ho riportato qui in calce) con i quali otteneva soldi, vestiti e generi alimentari, indispensabili al proprio sostentamento e a quello dei suoi gregari. Il 5 giugno del 1871 venne catturato vivo dal carabiniere Chiaffredo Bergia, condannato a morte per fucilazione nel 1872, pena poi convertita all'ergastolo. Questo arresto, insieme alla cattura nel 1871 di Primiano Marcucci di Campo di Giove, segna la fine del brigantaggio nella Valle Peligna.



Documenti

Lettere minatorie

Croce di Tola a Enrico Cocco di Pescocostanzo

"Caro Signor Enrico Cocco

se vogliamo essere amici e non bramato uno qualche interesse positivo mi dovete favorire mille docati doro un due colpi con dieci pacchi di cartucce un orologio ed angore doro colla catena di oro di Francia due anelli di brillanti 5 vestiti completi la spesa per 60 individui, non mene di una salma di buon vino 4 presutti 10 bottiglie di liquore 10 pacchi sigari."

il caporale Croce

12 giugno 1866

Croce di Tola a Francesco Ferraro di Rivisondoli

"Signor Ferraro

mi dovete subito mandare due mila docati due orologi doro con catena oro di Francia 10 vestiti completi di castoro nero con cappottie cappelli di castoro nero e scarpe se non volete ricevere un qualche interesse positivo."

il caporale Croce

30 giugno 1866


Croce di Tola a Sisto Masci di Rivisondoli

"Caro don Sisto

Cosa ve dice il core quest'anno?

basta favoritemi 3000 docati due orilogi di oro con le catene doro di Francia dieci vestiti complete e la spesa per 60 individui. Subito senza perdita di tempo e senza scusa al contrario vi farò un altro bello carezzo meglio dell'anno passato che se non mi sono sofficienti i beni di campagna vi verrò a salutare in casa!"

lamico Croce

7 giugno 1866



Domenico Cannone a Liborio Angeloni di Roccaraso

"Cari Signori Liborio,

Si adatte quelli scarsi di ammazzani queli pochi laccio. E se al momento non mandate 1000 piastre e un orologio oro con laccio doppio doro di Francia 6 vestiti 9 gordiane 10 camici 10 pajo di mutando 10 fazoletti di seta 10 pajo di prusiane 8 cappelli... so bene cannonio che vi ammazzi tutte quante avete."

lu sotto firmate il capi massi

Domenico Cannone

giugno 1866


Ordini prefettizi (trascrizioni)


Misure per contenere il fenomeno del brigantaggio


Comando dello stato d'assedio nella zona militare di Aquila

Risultando che i manifatturieri di Carbone, Legnajuoli, Lavoranti di Campagna e Pastori, tengono proviste di Pane, Farina, Formaggio ed altri generi, oltre il bisogno giornaliero[...] nell'interesse di togliere qualunque ostacolo che si presenta per la distruzione del brigantaggio, prescrive quanto appresso:


•Tutti indistintamente coloro che si porteranno in campagna per qualunque siasi motivo, non potrannoportare con loro viveri più del necessario pel mantenimento individuale di un giorno.

•Entro tre giorni dalla data di pubblicazione del presente, tutti i propietari di capanne dovranno farle aprire lateralmente in modo che nessuno vi si possa ricoverare senza esser visto, ed ove ciò non eseguibile le Capanne saranno immediatamente incendiate dalla forza pubblica.

•Dalle ore 24 italiane tutti i cani tanto dentro l'abitato, che in campagna dovranno essere rinchiusi, quelli che si troveranno fuori saranno immediatamente uccisi.

Aquila 25 ottobre 1862


Il Maggiore Generale Chiabrera

Misura per l'elargizione di premi a favore di chi combatte i briganti

Provincia del secondo Abruzzo ulteriore

Commissione provinciale per la distribuzione de' soccorsi e premi pe' casi di brigantaggio

Deliberazione del 19 Giugno 1864

Considerato che i briganti Capi-banda i quali in oggi più di tutti infestano questa Provincia, sono i famigerati Tamburrini Nunzio e Marcucci Primiano, che con l'ultime scene di sangue si sono fatti segno della pubblica esecrazione. La commissione delibera:

1°. Impartirsi un premio straordinario di Lire 4250 pari a ducati 1000 a chiunque, siasi anche dell'armata regolare, combatterà colle armi, prenderà o farà prendere vivo o morto il bandito Marcucci Primiano.

[...]

3°. Se colui che si rendesse al presente meritevole di un tal servizio, fosse egli pure un bandito, presentandosi all'Autorità, oltre al premio di sopra enunciato, otterrà di essere raccomandato per la grazia Sovrana.

Aquila degli Abruzzi 19 giugno 1864



Fonte: Archivio di Stato di Sulmona

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