domenica 24 marzo 2013

Costume e costumi Novità al Museo di Roma





(Adolphe Roger, Brigante e brigantessa in costume di Sonnino, 1828, grafite, biacca e acquerello)


Nell’ambito della periodica rotazione di opere, il Museo di Roma presenta il nuovo allestimento della sala della grafica, dedicato al costume popolare.


Sono esposte opere, in particolare acquerelli, disegni e piccoli dipinti ad olio, libri e ceramiche che illustrano il costume popolare a Roma nel periodo compreso tra la fine del Settecento e gli ultimi decenni del XIX secolo.

E’ proprio nel corso dell’Ottocento che, nell’ambito della cultura artistica, si andava definendo un nuovo codice figurativo che, da un lato, conduceva all’idealizzazione di antichi schemi compositivi e di modelli classici, mentre, dall’altro, gettava le basi per un moderno studio antropologico indagato in un clima prepositivistico, nel tentativo di fissare ciò che andava irrimediabilmente scomparendo.

La produzione di queste opere, in qualche maniera destinata al mercato dei viaggiatori, costituiva il ricordo del viaggio a Roma quasi quanto la pittura di paesaggio, irrinunciabile souvenir per uno straniero del soggiorno nella città eterna.

Possiamo ritrovare tutto questo osservando le opere qui esposte che mostrano il passaggio da una impostazione classicheggiante con la quale Jacques Sablet ritrae scaricatori di merci e lavandaie , a Bartolomeo Pinelli con i suoi briganti e popolani dai profili che sembrano derivare dalla ritrattistica della Roma antica, ai venditori di giuncata di Filippo Giuntotardi, per approdare ai carrettieri di Athur John Strutt o alle donne laziali del Enrico Coleman.

Veri e propri riti legati alle stagioni scandivano la vita di contadini e popolani: ad esempio la mietitura e la conseguente trebbiatura hanno costituito fino ai primi decenni del Novecento un evento spettacolare. La trebbiatura si svolgeva solitamente in un’aia con i cavalli che per giorni avrebbero calpestato le spighe per farne uscire i chicchi, un lavoro massacrante, ma anche un grande occasione di festa alla sua conclusione: nella versione che ce ne fornisce l’olandese Quaedvlieg per l’ambientazione è stata scelta la campagna nei pressi di Ponte Milvio. Un altro rituale codificato si può considerare il trasporto di vino dai Castelli romani alla città che era effettuato con i tipici barocci a due ruote trascinati da coppie di cavalli o di buoi e forniti della caratteristica chiocciola per ripararsi dal sole e dalla pioggia come è testimoniato dalle vivaci scenette di Pio Joris.

In questa carrellata che vede protagonista la vita polare un cenno a parte meritano le donne: nella cultura dell’Italia centro-meridionale dell’epoca la vita extra-domestica è totale appannaggio maschile e la donna trova il suo spazio di espressione cantando, suonando il tamburello, danzando e dando vita in tal modo ad uno dei più potenti e ricorrenti stereotipi iconografici ottocenteschi di Roma e della sua campagna. Eccezione in questo panorama, è costituita dalle "minenti", donne di particolare fascino e bellezza che dedicavano una cura speciale al loro abbigliamento o alla acconciatura dei capelli; analogamente dalle orgogliose ciociare, soggetto molto caro agli artisti dell’epoca, o ancora, dalle brigantesse che devono aver colpito non poco la fantasia dei pittori, soprattutto quelli stranieri attivi a Roma nel periodo.
Si presenta anche un servizio da tavola realizzato in terraglia dalla Fabbrica Benucci e Latti di Pesaro nel 1834, originariamente composto da 108 pezzi. Il Latti si specializzò nelle terraglie dure di tipo inglese e lavorò nella fabbrica di Giovanni Volpato. Il servizio da tavola è decorato con costumi ripresi dalle incisioni di Bartolomeo Pinelli e presenta identiche scene o temi molto simili a quelli presenti nelle opere dell’artista qui esposte in esemplari singoli o raccolte in volume.
Le scenette sono riportate sulla terraglia con ottime calcomanie e il trasferibile, di colore bruno, rende assai fedelmente il disegno e i toni chiaroscurali tipici dell’opera del Pinelli.

Anche gli abiti antichi, attualmente visibili nelle altre sale del percorso museale, per esigenze conservative analoghe quelle relative alle opere su carta, saranno sostituiti con una nuova selezione comprendente corpetti femminili, marsine settecentesche e abiti femminili di fine Ottocento di notevole interesse per la storia del gusto.

fonte:http://www.museodiroma.it/mostre_ed_eventi/mostre/costume_e_costumi

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