venerdì 29 marzo 2013

Le Due Sicilie? Ma … cosa è?







di Francesco Romano

Scrive un nostro lettore :“ è questo sentimento nostalgico verso i Borbone che, per quanto illuminati ed unici veri promotori dello sviluppo economico e culturale del Sud, appartengono ad un passato che non è più proponibile, è una forma di nostalgia malinconica e consolatoria che somiglia tanto al “si stava meglio quando si stava peggio” degli orfani di Mussolini.”



Quello che maggiormente rattrista è parlare di nostalgia dei Borboni. Parlare di Borboni non sta proprio a significare “nostalgia” perché la nostalgia appartiene a fatti vissuti e siccome, sino a prova contraria, non si è vissuti negli anni dei Borboni, non si può parlare di nostalgia.Infatti la nostalgia è per un luogo dove si è stati, per degli amici con cui si è diviso tutto, ma non per i Borbone. Come non si può essere nostalgicamente monarchici e nemmeno fascisti e neanche comunisti. Si può apprezzare o meno, ma non si può essere nostalgici in quanto la maggior parte dei meridionali non ha vissuto nessuno questi fenomeni. Ma abbiamo vissuto la nostra terra e le difficoltà della stessa.

E’ necessario convenire che le cose vanno fatte passo per passo. Per prima cosa è necessario continuare a parlare di duosicilianismo per far riconoscere ai meridionali di oggi che eravamo un popolo. E’ questa una precondizione essenziale per riconoscersi. Se si va in uno stadio si vedrà che chi tifa per una squadra, pur non conoscendosi personalmente, scambierà qualche parola con il suo simile e quindi parleranno in nome di un obiettivo comune, la vittoria della propria squadra.

Tutta la questione meridionale sta proprio qui. Il vicendevole riconoscimento del “da dove veniamo”. Se non si assimila prima questo concetto non si può passare al successivo “chi siamo” per poi passare al “dove andare”.

Ed è per questo che si invitano i meridionali a riconoscersi come duosiciliani, per rendere più facile un riconoscimento vicendevole e a riconoscere la bandiera gigliata come simbolo comune. Ad indossare la coccarda rossa dei briganti, vero veicolo di curiosità della gente che sente la necessità di conoscere. La coccarda è essenziale. Rappresenta il simbolo dell’ultima ribellione del popolo duosiciliano.




Quindi il duosiciliano, una volta identificatosi, libero da ogni ideologia e scevro da ogni condizionamento, quasi automaticamente avrà un progetto politico.

E il progetto politico non potrà non tener conto della territorialità che diventa condizione essenziale per la crescita di tutti. Non si possono continuare ad ascoltare le relazioni dell’Istat che disegna un’Italia che ha una zona con un reddito pro-capite superiore alla Germania ed un’altra zona con un reddito medio inferiore alla molto inguaiata Grecia.

Dalla vita quotidiana si impara molto come molto sta dando Beppe Grillo in questo momento politico dell’Italia. Iniziare da una spending review è importante ma non deve essere solo demagogia. Il progetto dovrebbe essere più ampio con riforme strutturali che inizino dall’accorpamento delle regioni che non vogliono minimamente scimmiottare la Lega Nord da cui è necessario prendere ogni distanza per la politica che conducono, non in difesa del territorio tanto sbandierato, ma per la politica antimeridionale con la colpevole alterazione della verità dei politici meridionali.

Dichiararsi duosiciliano e brigante è il punto di partenza per ricominciare, e questa volta facciamolo noi.

fonte:http://www.ondadelsud.it/?p=9775

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